mercoledì 7 dicembre 2016

Bamboline e sacchetti di lavanda by Emilie



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La lavanda è una pianta dalle molteplici proprietà benefiche, una volta utilizzata per detergere il corpo (da qui il nome). Un infuso di lavanda (gr. 50 di fiori freschi per 1 litro d'acqua) può curare asma, emicrania, faringiti, laringiti, nevralgie, insonnia, raffreddori, cattive digestioni e stanchezza. 

I fiori di lavanda, inoltre, conservano a lungo il loro aroma anche se secchi.

Emilie ha utilizzato i fiori della lavanda che cresce nel suo giardino per riempirne sacchetti di cotone o tulle. Da essi si sprigiona una deliziosa fragranza che, non solo profuma di buono e di pulito cassetti, armadi ed altri ambienti, ma tiene anche lontane le tarme dai nostri vestiti. 

Con ritagli di stoffa e lana ha poi realizzato graziose bamboline facili da appendere, che sotto la gonna nascondono proprio un prezioso sacchetto di lavanda! Ideali anche per le camerette dei bambini.



Vedi le altre bamboline di Emilie

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lunedì 9 maggio 2016

Creatività


Negli ultimi mesi la mia creatività ha preso una svolta diversa... Sono sempre le mani a dare forma alla mia fantasia, ma lo strumento non è più l'inchiostro che scorre su una pagina bianca, o dita che pigiano sulla tastiera di un pc. Ho ripreso confidenza con una vecchia amica: la Maglieria Magica Mattel. Dopo vent'anni, o giù di lì, ho ripreso a confezionare gattini di lana. Ma non mi sono fermata: sono andata oltre. E dalla lana sono usciti: un cappello, una sciarpa, una borsa, una borsetta, due borsellini, una piccola pochette e qualche porta-chiavi. E ancora non mi sono fermata... Ora le mie mani si muovono in nuovi esperimenti, tra filo e perline e non si fermeranno ancora... Nonostante siano doloranti, a volte persino gonfie... Non si fermeranno, perché non  si potrà fermare la fantasia, tanto meno la creatività.

Questo blog cambierà presto fisionomia proprio per dare risalto a nuovi angoli della mente, a nuovi prodotti dell'ingegno(?) ... Ops... Dell'impegno!



martedì 1 marzo 2016

"El Tredesìn de Marz" spiegato ai bambini




Nell'ambito della manifestazione Primavera di verdeFestival e in riferimento allo spettacolo teatrale El Tredesìn de marz: tradizione e leggenda, mi è stato chiesto di prendere spunto da un brano dello scrittore Gian Luca Margheriti riguardante la leggenda di San Barnaba a Milano e di scriverne un racconto adatto ai bambini. Ecco qui il risultato :-)



Tredesìn de Marz, 
l'arrivo della Primavera a Milano

Tutti gli anni, da molti anni, a Milano il 13 marzo si festeggia il compleanno di una fanciulla profumata di fresco che si chiama Primavera e che, anche se gli anni passano, resta sempre con l'animo bambino, porta allegria, speranza e tanta voglia di giocare all'aperto.
Secondo la leggenda, la sua nascita è dovuta ad un signore di nome Barnaba, arrivato a Milano tantissimi anni fa attraverso la Porta Orientale, cioè quella che guardava verso il punto di cielo dove sorge il sole. Ora questa porta non esiste più, ma il luogo dove si trovava si può riconoscere da una scultura attaccata ad un muro che raffigura una lupa che allatta i suoi cuccioli. Si trova lungo corso Venezia, all'altezza del numero 21.
Sempre secondo la leggenda, quando arrivò alla Porta Orientale, Barnaba non si faceva la barba da un po' di tempo, era vestito con una tunica sporca e rovinata, si appoggiava ad un bastone storto e tutto quello che aveva era una ciotola di legno che usava per bere.
A vederlo poteva sembrare davvero un brutto personaggio e poteva far molta paura. Per questo motivo aspettò qualche giorno prima di entrare a Milano. Non conosceva nessuno e anche lui aveva paura a farsi vedere. Prima voleva osservare gli abitanti della città, guardare com'erano e cosa facevano.
In realtà Barnaba non era una persona cattiva: era un amico di Gesù e voleva portare in giro per il mondo tante belle notizie.
Un giorno, stanco di aspettare, decise di attirare l'attenzione dei milanesi. Prese un ramo e lo incrociò al suo bastone così da fare una croce. Poi alzò la croce al cielo e la fece cadere con forza su una pietra. In quel momento successe una cosa prodigiosa, che nessuno si sarebbe mai aspettata: la croce di legno si infilò nella roccia, che era diventata come di burro, e creò un piccolo altare. In questo modo Barnaba voleva dimostrare quanto vere e importanti fossero le cose che diceva. Ma siccome ciò che aveva fatto secondo lui non bastava, con le dita fece sulla roccia burrosa 13 segni in modo da ricordare per sempre ai milanesi la data del 13 marzo.
Eh sì che attirò l'attenzione! Attorno a Barnaba si fermò un po' gente ad osservare quello che stava facendo e allora lui ne approfittò per cominciare a parlare di Gesù, che, in una terra lontana lontana aveva fatto tante cose buone – i miracoli - , come aiutare le persone malate a guarire, e aveva detto tante belle parole alle persone tristi e povere, parole che riguardavano l'amore per il prossimo e il fatto che gli uomini sono tutti uguali tra loro.
Le persone che ascoltavano i racconti di Barnaba restarono meravigliate e contente del suo discorso e lui poté entrare nella città senza problemi. E anche qui, successero delle cose prodigiose: mentre camminava, al suo passaggio si sbriciolavano le statue di antiche divinità in cui i milanesi ora non credevano più e agli angoli delle strade sbocciavano fiori.
Arrivò così la Primavera a Milano. E tutti gli anni torna. Ella arriva leggera con passo delicato. E' vestita di colori pastello: giallo, rosa, celeste, verde, lilla, porpora e tanti altri; ha i capelli raccolti in trecce, come fossero nuovi rami d'albero, adornati dei primi fiori che sbocciano dopo il freddo dell'inverno: primule, violette, margherite, narcisi, iris, glicine, gelsomini.
La primavera canta con voce delicata di vento tiepido e risveglia gli animali in letargo, quelli che per tutto l'inverno hanno dormito al calduccio: orsi, ricci, formiche, tartarughe, scoiattoli, marmotte, ghiri, pipistrelli, serpenti, lucertole. Molti di questi vivono in montagna o in campagna, alcuni anche a Milano e la primavera sveglia tutti quanti.
I milanesi l'attendono e la festeggiano tutti gli anni, il 13 marzo, come aveva chiesto Barnaba. E la leggenda dice anche che, se i bambini tagliano i capelli in questo giorno, poi i capelli crescono più forti e robusti. (Daniela Troncacci)

mercoledì 24 febbraio 2016

Un mio pensiero a proposito di ‪#‎diritticivili


Mi affascinava, una volta, la storia di un giovane che viveva non troppo lontano da noi, più di 2000 anni fa: mi dicevano, parlava d'amore. Chissà quante volte il suo messaggio sarà stato tradotto, interpretato, usato, abusato, strumentalizzato! 

Molti miei contatti sono incazzati. E anche molti loro contatti. E siccome non penso di essere una persona fuori dal comune, sono convinta che anche voi siate circondati da persone incazzate. E così i vostri amici, gli amici dei vostri amici ecc. 

C'è un oceano di gente incazzata. Siamo proprio sicuri di poter continuare a nuotare tranquilli? Io non mi sento sicura in un Paese in cui si nega l'uguaglianza, in cui, per tutelare i bambini, non si tutelano i bambini (e non è un gioco di parole), in cui c'è chi assolve al dovere di pagare le tasse senza poterne godere i benefici. 

E non vedo amore in chi vive sereno accanto a gente tanto incazzata, che non è gente astratta, perché in quell'oceano, di certo, c'è un nostro vicino, un nostro amico, un nostro familiare e le rocce contro cui va a sbattere, troppo prese dalla missione di salvare il mondo, lo hanno fatto incazzare. 

Ma il mondo non è solo terra. E la terra non vive senza il mare, che, solo quando sarà ripulito da ingiustizia e pregiudizi, potrà davvero dare il meglio di sé. #Sveglia

lunedì 28 dicembre 2015

Un racconto per Natale: "Una favola di Natale", Lorena Campiotti


Un dolce e commovente racconto che parla di ricordi, di assenze e presenze che non ci lasceranno mai, scelto tra le opere partecipanti all'iniziativa "Una poesia, un  racconto per Natale" proposta dagli amministratori del gruppo facebook "Il salotto dei poeti": 


www.capelloalvento.blogspot.itUna favola di Natale

«Vieni, Marta, abbiamo quasi terminato, ora tocca a te» - la voce del papà, leggermente più austera dell’allegro brusio che aveva animato il soggiorno fino a quell’istante, destò docilmente Marta dai suoi incanti, ma non abbastanza da farle lasciare la bella postazione davanti alla finestra: il nasino appiccicato al vetro - ormai intriso di vapore e in tutto simile alla nebbia di fuori - gli occhi levati al cielo, Marta ammirava il volteggio dei folti fiocchi che turbinavano nell’aria per posarsi, finalmente, fin sul davanzale, e vi faceva danzare i suoi altrettanto folti quanto indisciplinati pensieri…chissà come sarebbe stato «quel» Natale…nonostante i suoi otto anni, serbava nel cuore una laconica, adulta nostalgia, che in quel Natale specifico si sarebbe ancor più accentuata, sebbene in quel momento lei non ne fosse totalmente consapevole. Suo papà e i suoi due fratellini erano intenti, da due ore ormai, a realizzare il Presepe. Marta all’inizio li aveva aiutati, poi i suoi pensieri avevano iniziato a spandersi altrove, per finire al di là dei vetri della finestra, oltre il giardino, oltre la siepe, fino al cielo, per inglobarsi nei fiocchi di neve.
L’odore di cioccolata calda proveniente dalla cucina la destò dal suo vagare : ora era lo stomaco a contorcersi, questa volta in volteggi di golosità ! Infatti di li’ a poco apparve la nonna che, senza troppi sforzi, raduno’ tutti quanti in cucina per la merenda.
«Manca solo il tuo angelo, Marta, ed il Presepe anche quest’anno sarà terminato », le sussurrò il papà. Era così mesto il papà in quei giorni, parlava sempre sottovoce, come se avesse paura di disturbare, come se un nodo gli serrasse in qualche modo la gola, ed appariva sempre triste, nonostante tentasse di sorridere…
Era stata Marta ad esprimere il desiderio di posare personalmente la statuina dell’angelo nel Presepe, ma non la solita statuina che sovrasta la capanna reggendo fra le mani lo striscione del «Gloria», no…sarebbe stato l’angelo del carillon, che per ovvie ragioni di fisica avrebbe occupato il posto a fianco dell’ingresso della grotta. Un bell’angelo di porcellana bianca, con l’abito bianco e le morbide ali realizzate con vere piume, sempre bianche, che gli (o le ?) conferivano un sinuoso aspetto di cigno…le braccia leggermente allargate, il dolce sorriso, ruotava lentamente su se stesso (o se stessa ?) al ritmico, ticchettante suono di «Notte Santa » prodotto da un carillon nascosto nella sua base. Era stata la mamma ad acquistarlo per Marta, una sorpresa del Natale precedente.
Lei lo stringeva fra le mani dall’inizio dei lavori di installazione del Presepe, attendendo il magico momento che, ecco, era arrivato…Fiera di quell’incombenza, sotto gli sguardi ammirati di tutti, torno’ in soggiorno e scelse un angolo in vista di fianco alla grotta, ben visibile al pubblico ma anche alla minuscola statuetta di Gesù, che di lì a poco sarebbe scomparsa per «riapparire» magicamente la notte di Natale.
La musica estatica del carillon, seppur breve, invase la stanza ed il cuore, trasportando i pensieri alla magica notte di Natale, e gli occhi dei bambini d’un tratto s’attizzarono di luci, di fulgenti colori e di doni avvolti in carte dorate, come solo gli occhi dei piccoli sanno raccontare…poi la marmaglia, con altrettanta rapidità, si sparse altrove, e la nonna passò alle operazioni di pulizia. 
Marta rimase ad ammirare ancora un poco il bel volto dell’angelo, contornato da riccioli biondi, la bellezza del suo sorriso, gli occhi semichiusi che sembravano temere d’incontrare il suo sguardo. Poi la bambina alla fine lo lasciò e sparì nella sua camera.
Venne la sera, con l’ora di coricarsi, tutti i saluti e gli abbracci di rito per scongiurare il buio, i baci, le preghiere e la promessa di tante sorprese per l’indomani…era tanta l’agitazione, ma il sonno alla fine ebbe la meglio su tutti.
Non fu lo stesso per Marta : i suoi pensieri iniziarono a vorticare di nuovo, ora in un carillon, ora in una sfera, ora in una giostra senza soste…aveva persino l’impressione di udire delle risa, e poi dei pianti, e all’improvviso si ricordò della mamma come da tempo non riusciva a metterla più a fuoco, dal momento in cui era svanita poco dopo l’ultimo Natale, a seguito di una brutta malattia. Le apparvero anche le sue parole, ma non erano eteree, erano solide, dense, e ne sentì all’improvviso tutto il peso ricaderle dentro, come qualcosa che il cuore avesse voluto cancellare prima e che ora la penetrava in tutta la sua sostanza…:« Ricordati Marta, io ci sarò sempre, ti sarò sempre accanto, e anche se tu non riuscirai a vedermi, mi sentirai con il cuore… sarò sempre il tuo angelo… il tuo angelo…il tuo angelo…» un’eco prolungata all’infinito le impediva di prendere sonno e Marta iniziò a sentirsi profondamente triste… Aveva così tanto lottato con se stessa per sedare quel pensiero, per colmare quel vuoto, per non pensare a quell’assenza, per accettare con rassegnazione, perché ora la mancanza della mamma si era acuita a tal punto e la rattristava cosi’ nel profondo….? Marta coprì gli occhi con il lenzuolo per non vedere il buio, per non sentire quel vuoto, nonostante il vuoto ci fosse, ed anche il buio, e iniziò a piangere, sommessamente… non riusciva a prendere respiro…copiose le lacrime le inondavano le guance gettandosi ai lati, come cascate in un dirupo, freddandole i lobi delle orecchie e inumidendole i capelli… lacrime che le ricordavano l’acqua del mare, così salata e collosa ai raggi del sole…ma non c’era il sole, nella stanza, solo tanto buio e tanta solitudine. 
«Mamma» pensò Marta, «vieni ancora una volta, una volta soltanto, avevi promesso che non mi avresti lasciata….mamma, mammina» e nell’abisso dello sgomento di tristi pensieri e di ritmici singhiozzi, la bambina alla fine s’addormentò.
Fu un sonno zeppo di ricordi, di baci, di caramelle, di corse, c’erano anche dei fiocchi di neve, il mare…un vero pot-pourri, uno di quegli scrigni che le bambine conservano tanto gelosamente, straripanti di mollette, braccialetti, forcine, gomme profumate e collanine attorcigliate di fantasia… 
Solo verso mattina Marta di colpo apri’ gli occhi; ma non era proprio mattina, era forse un principio d’alba.
Attorno, il silenzio. In camera, di nuovo quel mutissimo buio ; solo uno spiraglio di luce fioca filtrava da una feritoia tra gli scuri. Era stato un rumore a svegliarla, ma piu’ che un rumore, pareva un suono, una musica dolce…deve essere Babbo Natale ! Penso’, e stava quasi per svegliare i suoi fratellini per coglierlo finalmente di sorpresa, quando una strana sensazione la trattenne e la condusse silenziosamente, come per mano, verso il corridoio. 
S’udiva una musica mistica in sottofondo, dolce ma sconosciuta, una melodia di violini degni del più solenne concerto.
La soglia del salone, sulla destra, emanava una luce calda e uno spiffero freddo, come se qualcuno avesse lasciato accesa la luce ed aperta una finestra. «Le luci del Presepe», pensò Marta, e s’accostò all’ingresso del salone… all’improvviso il carillon nel Presepe, come d’incanto, iniziò a ritmare la sua melodia, ed un alone di luce bianchissima avvolse la bambina, tanto da farle socchiudere gli occhi … riaprendoli si trovo’ di fronte al suo angelo, il suo, quello del Presepe, ma grande, immenso, bianco e frusciante, leggermente chino in avanti con le braccia protese per accoglierla…«Mamma, mammina!» grido’ d’istinto Marta, riconoscendo all’improvviso quell’incantevole volto che la memoria bambina e la durezza del tempo avevano crudelmente offuscato… 
La mamma l’abbracciò a lungo come un giorno, uno di quei giorni stinti nei sogni, stringendola a sé con possenza, e Marta si sentì più felice che mai al reale contatto di quell’abbraccio d’amore ritrovato, caldo come un’ala, che l’avvolgeva e le scaldava il cuore…«Ora sì che è Natale mamma» proferì , ridendo di gioia, «ora sì che è Natale!»…

Fotografia: riduzione da originale di Lorena Campiotti


www.capelloalvento.blogspot.itLorena Campiotti: ecco cosa dice di sé

Mi chiamo Lorena Campiotti e sono originaria della provincia di Varese, città in cui sono nata il 27.06.1964 e nella quale ho vissuto, studiato, creato una famiglia e lavorato fino al trasferimento in Svizzera nel ’99. Dal 2002 vivo invece in Francia, attualmente in Alta Savoia, nei pressi del lago di Annecy, una regione che con i suoi laghi e le sue montagne offre scorci fantastici.
Ho tre figli, di 26,24 e 14 anni, tutti bilingue e abituati a viaggiare. I nostri soggiorni all’estero per esigenze di lavoro,  il contatto con una società multietnica,  ci hanno resi aperti a diverse culture e mentalità. Attualmente non ho un’attività lavorativa fissa e mi occupo della famiglia e dei miei hobbies, pittura, lettura, poesia. Adoro le passeggiate nel verde, che offrono anche ottimi spunti per scrivere e riflettere. Torniamo spesso in Italia, riuscendo cosi’ a mantenere ottimi contatti con i nostri famigliari e gli amici.



sabato 26 dicembre 2015

Una poesia per Natale: "La Vigilia", Carmen Lieto


www.capelloalvento.blogspot.it“La Vigilia” 

E' la Vigilia di Natale!
Si aprano le danze
e si inizi a suonare
C'è allegria nelle stanze
e tanto ancor da preparare
Stanotte sarà speciale
fuori e dentro al nostro cuore
Possa portarci il Santo Natale 
tanta salute, pace e amore.




Anche questa è una delle poesie partecipanti all'iniziativa: "Una poesia, un racconto per Natale" de "Il salotto dei poeti": l'allegria, il fermento nelle preparazioni, e la speranza: un concentrato di sentimenti e aspettative, in questi versi di Carmen Lieto. La fotografia è sua, scattata il 3 dicembre durante una passeggiata in Duomo (Galleria Vittorio Emanuele II - P.zza Duomo – Milano). 



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Carmen Lieto: ecco cosa dice di sé

Ciao a tutti. Mi chiamo Carmen. Ho 44 anni e sono di Milano, anche se in realtà ho origini partenopee… e attualmente sono casalinga, mamma e nonna. Si, avete capito bene: sono nonna di un bellissimo bimbo di nome Carmine!!
Nel tempo libero mi diletto a scrivere, abbracciando una delle mie passioni di sempre. Ho iniziato da ragazzina. Inventavo storie “fantastiche”: un mix tra fantasia e realtà. Ho proseguito componendo poesie e da allora non ho più smesso. Non ho alcuna pretesa in merito. Scrivo semplicemente per dar voce alla mia anima. Sono soltanto un’umile amante della poesia in generale. Negli ultimi anni mi sono avvicinata anche a quella orientale, lasciandomi avvolgere, in particolare, dal fascino dello haiku: poesia breve giapponese.
Per natura sono un’inguaribile romantica ed un’eterna sognatrice. Innamorata della vita e dell’amore. In ogni mio componimento lascio una parte di me. In modo del tutto spontaneo decanto i sentimenti… e se ciò che scrivo col cuore… al cuore arriva, allora, il mio piacere di condividere emozioni raddoppia!!
Su facebook, insieme all’amico poeta Stefano Tosin, sono Admin di un gruppo che ho chiamato “Il Salotto dei Poeti”. Inoltre, sempre su fb, ho una mia pagina personale -di poesie- in cui, fondamentalmente, cerco di raccogliere tutti i miei componimenti: “L’Alma Si Libra”.
In questo giorno particolare, colgo l’occasione per augurare a tutti un Natale speciale, si uno di quelli “con i fiocchi”: pregno di salute, pace, amore e serenità. Confidare non è peccato! Un augurio ed un abbraccio di cuore, soprattutto a chi, in questo momento, ne ha più bisogno.




giovedì 24 dicembre 2015

Poesia per Natale:"E tu... Ti vestirai d'azzurro" Alessio Vittorio Di Meco



E tu... Ti vestirai d'azzurro 

Suona lontano 
l’inno della vita
che torna all’alba 
del messaggio nuovo.
Tra folle e genti 
di diversa specie
e solitudine lasciata 
a divenire.
Di zampognari, tabarri 
e vesti annose,
si vedono cappelli 
a punte alte
e scarpe e scialli 
di fattura antica,
coprir le strade 
rinfrescate al tempo.
L’anime pie 
e quelle ancor rocciose,
fremono al suon 
di ciaramelle e pive,
nuova armonia s’insinua 
nel pensiero e l’anima 
rinnova al pio segreto.
Scenario foggia 
del bel bianco atteso
la Vergine regalerà 
il figlio al mondo;
l’Uomo, paziente, 
sosterà al suo fianco
e nudo, Tu… 
ti vestirai d’azzurro.


Ecco un'altra poesia giunta dagli amici de "Il salotto dei poeti per Natale": diversità di genti in attesa di un messaggio che ogni anno si ripete, eppur è sempre nuovo. La fotografia è di A. V. Di Meco.



Alessio Vittorio Di Meco: ecco cosa dice di sé

64 anni di Lanciano (CH), città del Miracolo Eucaristico. Ho cominciato a scrivere dal 2005 a causa di un grave avvenimento luttuoso. Ho pubblicato: L’azzurro del cuore (2006); L’ultima partita (2006); Epistolario fragile (2008); Come castelli di sabbia (2008); Parole a piene mani (2009); poesie, lettere e mutamenti di stati d’animo dedicati a mio figlio Marcello. Poi: Oasi nascoste – poesie (2009); Semi di zuzza – Aforismi (2013); Mister Fly – Fantasy (2014); Districtia – romanzo (2015). Oltre a tre opere teatrali: Telefonata in paradiso (2011); Na fèmmene pe marite - in dialetto lancianese (2013); Congiunti congiunti – in lingua (2015). Ho fondato una Associazione di volontariato a nome di mio figlio “Gli amici di Marcello” con la quale ci siamo proposti di aiutare chi ha bisogno. Ho “nel cassetto” un numero considerevole di poesie che, forse, un giorno pubblicherò. Cerco di trasmettere quello che sento dentro ma, nello stesso tempo, esprimere sentimenti positivi sulla vita e su quanto sia importante saperla vivere anche in presenza di eventi nefasti. Non so se ci riesco, ma a me è servito molto. Per concludere, canto in un complesso Rock/Blues di 5 elementi, il cui nome è “Indole Blues”. Pagina Facebook: https://www.facebook.com/alessio.meco


mercoledì 23 dicembre 2015

Una poesia per Natale...: "Litania di Natale", Anna Maria Domburg-Sancristoforo


Litania di Natale (Ispirata alla poesia "Litania" di Giorgio Caproni)

www.capelloalvento.blogspot.itNatale luci colorate
Case addobbate
Natale vetrine rutilanti
Richiamo dei passanti
Natale alberi e palline
Fiamme e candeline
Natale presepe del Bambino
Canto argentino
Natale angeli e pastori
Siamo tutti migliori
Natale amore e pace
Tutto così fugace
Natale dei fortunati
Ci sono anche gli emarginati
Natale delle renne
Non tutti hanno le strenne
Natale della famiglia
C'è chi dorme nella fanghiglia
Natale verde e vermiglio
In guerra è mio figlio
Natale del panettone
Dolore e abiezione
Natale in compagnia
Della violenza l'apologia
Natale con lo spumante
Le sofferenze son tante
Natale tutti bardati
All'ospedale gli ammalati
Natale a quattro palmenti
Morte bombardamenti
Natale di ospitalità
Ricordiamolo uomini di buona volontà.


Questa è l'opera scelta dagli amministratori del gruppo "Il salotto dei poeti" nell'ambito del'iniziativa "Una poesia, un racconto per Natale"; la fotografia è stata scattata dalla poetessa Anna Maria Domburg-Sancristoforo, a L'Aia, Olanda.


www.capelloalvento.blogspot.itAnna Maria Domburg-Sancristoforo: ecco cosa dice di sé

Dunque abito in Olanda per aver sposato un olandese, ma le mie radici sono a Genova, la mia città Natale. In Olanda ho lavorato come docente di lingua italiana nel dipartimento d'italinao dell'università di Leida e ora sono in pensione da alcuni anni. Mi piace leggere, scrivere haiku, andare al cinema. Mi piace molto anche viaggiare!
Pagina fb: https://www.facebook.com/profile.php?id=100005446785031






lunedì 21 dicembre 2015

Una poesia per Natale: "Babbo", Aldo Capitanio


https://facebook.com/aldo.capitanio.5“Babbo”


Come sarà il mio Natale?
Dove sarà il mio Natale?
Non sarà tutto così lo so
ma c'è anche questo.


Sei tu Babbo
che
ti copri gli occhi
e guardi
o forse sei solo
sei solo stanco
e senza slitta
senza regali 
o forse aspetti 
anche tu 

qualcuno che ti dica
vedrai che cambierà.


Questa è la prima opera che ho scelto tra quelle partecipanti all'iniziativa "Una poesia, un racconto per Natale de "Il Salotto dei Poeti", un po' malinconica, con uno sguardo disincantato sul futuro, ma senza chiudere totalmente le porte alla speranza... Nella fotografia un mulino fotografato da Aldo Capitanio, particolarmente caro al poeta.


https://facebook.com/aldo.capitanio.5Aldo Capitanio: ecco cosa dice di sè:

"54 anni da due su Facebook. Scrivo da quando ho imparato a scrivere e raccolgo tutto su quaderni che andranno tra qualche anno in discarica. Non ho mai pubblicato nulla in cartaceo, mi piacciono le foto i quadri e mi piace immedesimarmi nel fotografo  e nel pittore e mi chiedo il perché dello scatto, il perché di quel dipinto, mi chiedo cosa l'artista ha voluto comunicarmi con la sua arte. Ecco, niente di più niente di meno, solo tanta gioia quando riesco a sentire e a comunicare quello che ho dentro." 
Pagina Facebook: https://facebook.com/aldo.capitanio.5





Il Natale ne "Il salotto dei poeti"


www.capelloalvento.blogspot.itC'è un salotto, su facebook, dove amici scrittori si incontrano per condividere pensieri ed emozioni in forma di poesia o racconto: è Il Salotto dei Poeti, gli amministratori sono Stefano Tosin e Carmen Lieto, mia “vecchia” amica di penna. Nell'approssimarsi del Natale hanno lanciato la proposta di scrivere una poesia o un racconto a tema, indicendo una sorta di concorso in cui il premio è la pubblicazione in questo blog. In molti hanno partecipato, le immagini, i sentimenti, i pensieri espressi sono molteplici e tutti molto profondi e toccanti. Ognuno ha messo nel suo componimento un pezzetto della sua anima. Difficile scegliere, preferire, privilegiare. Carmen e Stefano hanno operato la loro scelta. Io sceglierò le poesie che arriveranno più direttamente al mio cuore, ma, tempo permettendo, andrò avanti con la pubblicazione perché credo che ogni anima del salotto meriti il suo spazio. 

La prima poesia da me scelta è: "Babbo", di Aldo CapitanioLa poesia scelta dagli amministratori è: "Litania di Natale", di Anna Maria Domburg-Sancristoforo.
Hanno partecipato all'iniziativa, tra le altre, anchde le poesie: "E tu... Ti vestirai d'azzurro", di Alessio V. Di Meco e "La Vigilia" di Carmen Lieto e il racconto "Una favola di Natale, di Lorena Campiotti"